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Mappa Melissographia 1 2 3 4 5

Sezione: 2


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«Magne Parens rerum, cui se Natura volentem / Subiicit, et dominos collocat ante pedes, / Respice, Natura qua nil praestantius omni, / e barberinae stemmate Gentis Apem: / Haec uti Lyncëidum, propiori lumine lustrans, / Disposuit Tabulis, explicuitque labor. / Caesiade Genio sacrum stimulante laborem, / Palladis et promptos arte iuvante viros, / Maxima dum tereti surgunt miracula vitro / Maioremque oculus discit habere fidem. / Quis norat quinas Hyblaeo inI corpore linguas / Atque leoninae proxima colla iubae / Hirsutosque oculos, binasque labris vagina / Ni facerent artis divina reperta novae? / Sic decet, ut dum te mirandum suspicit Orbis, / Et mage mirandam se Tua praestet Apis

Note

I. VA non contiene la particella "in". Nel rigo tredicesimo di questa edizione, così come nella nota tipografica, si possono apprezzare interventi di correzione ad inchiostro. Da questo particolare si può presupporre che VA rappresenti il primo esemplare della Melissographia tirato dallo stampatore.

 

O grande progenitore delle cose, al quale la natura volontariamente si sottomette e i sovrani colloca ai tuoi piedi, osserva nello stemma della stirpe dei Barberini l'ape, della quale in natura niente esiste di più ragguardevole. Illuminando con luce più vicina queste cose dei Lincei, il lavoro di questi le dispose in tavole e le spiegò. Con il genio di Cesi di stimolo a questa sacra opera e con l'arte di Pallade, sopraggiunta in aiuto di uomini solerti, emergono grandissimi miracoli con l'uso di vetri ben lisci e l'occhio apprende a nutrire maggiore fiducia. Chi avrebbe potuto riconoscere cinque lingue nel corpo ibleo e la somiglianza del collo a un vello leonino, gli occhi cinti di pelo e le doppie labbra mandibolari, se non fossero state fatte divine scoperte di un'arte nuova? Così è degno, che mentre tutto il mondo ti ammira in contemplazione, anche di più la tua ape si mostri degna di ammirazione.